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C-log


Encore: Dijon e Paris - 25.06.09

Dicono che la seconda volta non sia mai come la prima e hanno ragione. Infatti può essere meglio. Molto meglio. Che ce ne fossero delle possibilità, rispetto al nostro ultimo tour in Francia, ce ne siamo accorti al primo autogrill transalpino. Ma andiamo con ordine.

Venerdì 19 giugno

Partenza ore 4.30 (AM!). Andy, con uno scrupolo che si rivelerà molto sensato per la nostra resa psichica, impone l'orario. Gli altri accettano in silenzio pregustando già l'ipotesi di chill out post pranzo nell'albergo che è stato prenotato a Dijon. Si cerca di superare il traffico di Milano indenni, mentre sull'auto i discorsi si concentrano su ciò che ci accompagna sempre. In viaggio siamo di una monotonia disarmante. Di che si parla? Di sport? Di politica? Di donne? Magari! Gira e rigira si torna sempre a minuziose disquisizioni su compressione, masterizzazione, uso di plug in, tipi di microfoni, arrangiamenti di fiati, arrangiamenti di chitarre, arrangiamenti di ocarine, arrangiamenti di nacchere... Potremmo nascondere un microfono nella macchina e registrare il podcast più noioso della storia dei podcast. Poi ogni tanto salta fuori anche Patty Valsecchi. Ma poco stavolta, per la verità. Raggiungiamo il Monte Bianco senza intoppi. Ci rendiamo conto, attraversandolo, che ci stiamo abituando a questo percorso ed è una sensazione calda di familiarità. Poi finalmente arriviamo all'autogrill di cui sopra. Per la cronaca, era lo stesso al quale ci eravamo fermati all'andata a marzo – abbiamo una costanza nelle fermate che rasenta il paranormale -. Scendiamo per sgranchirci e, nel delirio pan-traduttorio, cerchiamo di assemblare delle frasi in francese direttamente dal dialetto bresciano. Alla domanda “Vieille, est-ce que tu as une paine?” capiamo che il nostro viaggio in Francia ha un senso e niente sarà più come prima.

[per i linguisiti o gli italiani che non hanno dimestichezza con l'idioma camuno, la frase sopra deriva dal modo in cui il giovane bresciano approccia, con fare amichevole e al contempo altezzoso, qualcuno per la richiesta di una sigaretta. “Vecio, ghet mia 'na paìna?” che significa: “Ehi, tipo sconosciuto, non è che per caso avresti una sigaretta da offrirmi dato che ne sono sprovvisto?”]

Rientrati in macchina le tematiche tornano maniacalmente a vorticare attorno alla musica, salvo interrompersi per qualche frazione di secondo con una escursione nell'automobilismo. Il dialogo relativo a questa variazione è più o meno questo:

- Il week end scorso c'era la 24 ore di Le Mans

- ... (vari mugugni di disinteresse)

- Dov'è Le Mans?

- Vicino ai brass.

Risate e poi si inizia a ipotizzare che “Hi Brass” sia un software che consente di lavorare sui campioni di fiati o un'applicazione per iPhone, con il nome di iBrass, per trasformare il telefonino in una sezione fiati. Tempo della variazione? Stimabile in nanosecondi, poi si torna a parlare di musica. Che palle! Ma finalmente si arriva a Dijon. Il nostro hotel ha una portineria ricca di presenza femminili e, dopo un viaggio di sette ore in uno studio di registrazione mobile, fa piacere constatare che il mondo è anche questo. Ci viene mostrato il parcheggio dell'albergo. E' un garage in cui i proprietari dell'hotel si divertono a giocare a Tetris con le auto dei clienti. E' un sistema che ha qualche baco e ce ne accorgeremo il giorno successivo. Dopo essere stati in camera per una rinfrescata, decidiamo di raggiungere un bar per il pranzo. Ci infiliamo in un bistrot dove la solerzia del personale non è proprio la caratteristica principale. Dopo una mezzora dall'entrata, riusciamo finalmente a vedere la cameriera scrivere la nostra ordinazione. Nel frattempo, su un giornale locale, constatiamo con piacere che è indicato il nostro concerto della sera. Fa sempre un certo effetto leggere il proprio nome sui giornali esteri, anche quando ne viene dimenticato un pezzo: Ce soir, les Cinema! Vabbè, “volta” un'altra volta... Torniamo in albergo per riprendere le forze. Un po' di Derrick alla tv e poi tutti a russare sotto le coperte (malgrado sia giugno, fuori la temperatura è molto bassa e il tempo estremamente variabile).

Raggiungiamo il locale in cui suoneremo. E' il Simpatico, in rue Berbisey, la via dei locali di Dijon. Il posto è un ristorante con cucina italiana in cui di solito si suona jazz.

Facciamo il sound check e ci rilassiamo bevendo dell'ottimo vino bianco siciliano. Veniamo raggiunti da Vincenzo Cirillo, il “nostro uomo sul territorio”, colui grazie al quale abbiamo iniziato a suonare in Francia. E' sempre un piacere vederlo e stare a sentire i suoi racconti. Ceniamo con lui e ci aggiorniamo reciprocamente sui progetti in atto. Poi, finalmente, ci sediamo agli strumenti. Sarà stato il vino o l'ottima cena o l'atmosfera jazz del locale, fatto sta che suoniamo uno dei concerti più belli della nostra storia. Esagerato? No! Un concerto meraviglioso (occhio a questo aggettivo, perché ne risentirete parlare), uno di quelli in cui non vorresti mai smettere. In una pausa veniamo avvicinati anche da un gruppo di turisti inglesi. Uno di questi, non il più alticcio per la verità, ad un certo punto abbandona il suo accento londinese per qualche frase in napoletano. Ci sembra improvvisamente di essere in una pubblicità della Barilla degli anni Ottanta. A fine serata riceviamo anche un regalo inaspettato. Nel pubblico c'è un famoso disegnatore (voci informate dicono che sia un vignettista di Le Monde) che ci consegna una caricatura fissata sulla carta durante il nostro concerto. L'atmosfera è davvero magica.


La nottata si conclude con un giro nei locali di Dijon, accompagnati da Vincenzo, il nostro Virgilio toscano. Cerchiamo di bere qualcosa, ma siamo molto stanchi e decidiamo di ritirarci in camera. Sì, la seconda volta può davvero essere meglio. E questo è solo l'inizio.

Sabato 20 giugno

Sveglia sul tardi. Oggi abbiamo anche uno spettacolo a pranzo, dagli amici dell'Olio e Farina. Facciamo colazione in una ventosa piazza vicino all'albergo. Café au lait, spremuta d'arancia e pain au chocolat burrosissimo: in pratica, il modo migliore per dover correre in bagno a ripristinare l'equilibrio intestinale. Resistiamo a raggiungiamo il ristorante. Ormai Florence e suo marito, i gestori dell'Olio e Farina, sono amici ed è un'altra delle cose che ci fa sentire a casa anche qui in Francia. Dopo il sound check riusciamo ad evitare un pranzo troppo complicato digestivamente, optando per una caprese. Si comincia a suonare e i sospetti che i Cinemavolta tendano a piacere molto da queste parti, diventano certezze. Anche qui la gente impazzisce e si avventa sui nostri cd in vendita. Noi intanto ci diamo dentro e notiamo che il pubblico, oltre a mostrare di gradire, è anche bello! Insomma, poco possiamo dire sulla compagine maschile, ma quella femminile ha un fascino che talvolta impone dosi di alta concentrazione sul proprio strumento. Musicale...che avevate capito? Finito il concerto ci accomiatiamo da Florence promettendo reciprocamente di rivederci molto presto e decidiamo di non tornare in albergo, ma di fare un giro per Dijon. Stavolta dobbiamo assolutamente riempire la macchina di senape e ci dirigiamo verso il più importante “spaccio” della città. Dopo l'acquisto vaghiamo ancora un po' per la città fino a che la stanchezza non ha il sopravvento. La sera dovremo suonare a L'Amarone a Beaune, una quarantina di chilometri da Dijon, ma sappiamo che sarà una serata lunga e dobbiamo assolutamente riprendere un po' di energie. In albergo ci abbiocchiamo tutti pesantemente.

Al risveglio ci accorgiamo di essere un po' in ritardo rispetto alla tabella di marcia. Come se non bastasse, i tizi dell'albergo patiti di Auto-Tetris, hanno deciso di incastonare la nostra macchina tra un gruppo di altre. Finalmente, dopo l'utilizzo di tutto il vocabolario francese a nostra disposizione, riusciamo a lasciare l'hotel alla volta di Beaune. All'arrivo veniamo accolti da Alberto, il proprietario del locale, che con un paio di battutine ben assestate ci fa capire che siamo davvero molto in ritardo. Dentro c'è già gente. Noi facciamo il sound check più breve della storia dello show business e cominciamo a suonare. Ma la magia, evidentemente, ci è compagna in questi giorni. Tutto fila liscio fin dal principio e, al primo avviso che i nostri cd sono in vendita, ne comincia la richiesta. Suoniamo un primo set di un'ora e mezza. Piccola pausa. Siamo ancora a stomaco vuoto. Continueremo a restarci per altre due ore, perché tutto ciò che riusciamo ad ottenere durante la pausa, è dell'alcol. Due parole con Alberto, due con Vincenzo e sua moglie Monique che sono venuti a trovarci e siamo di nuovo con gli strumenti in mano. Nel locale ci sono due compleanni e due addii al nubilato. Facciamo il record di “Tanti auguri a te” suonati in una serata e nei più diversi stili. Ad un tratto compare pure una ragazza vestita da ape (Ape Mayala, come ha giustamente puntualizzato Andy) che si mette a ballare praticamente tra i nostri strumenti. Scopriremo poi che è una delle nubili in procinto di prendere marito. Noi siamo alle stelle. Suoniamo qualunque cosa, compresa una versione di “Volare” un po' dixieland, che viene cantata a squarciagola da tutte le duecento persone del locale. Dopo un'altra ora e mezza di set, ci alziamo nella disapprovazione generale, ma noi dobbiamo assolutamente mettere del cibo nel corpo prima di svenire. I piatti sono spettacolari e il vino ancora di più. Alberto ci riempie di complimenti e noi ricambiamo. Fioccano le promesse per un prossimo concerto. Ma la serata non è finita. Il pubblico ci richiama di nuovo sul palco. Suoniamo per almeno un'altra ora alternando ai nostri pezzi, dei brani a richiesta. Ci ritroviamo addirittura a sviluppare una versione di “Ti amo” di Tozzi, famosissimo in Francia, che ad un certo punto diventa una specie di hard-tango. Chiudiamo sulle note di “8 novembre 1983”, dopo un'esecuzione da lacrimoni di “Perfect day”. Sì, è un giorno perfetto anche questo. E noi siamo esausti e felici. Restiamo fino alla chiusura del locale. C'è un altro compleanno da festeggiare. Quello di Alberto. Ci ritroviamo lì con la sua famiglia e tutte le persone che gli vogliono bene. Siamo un po' in imbarazzo, ma anche emozionati. Lo champagne inizia a scorrere tra le risate e i racconti e ancora una volta riusciamo a sentirci a casa. E domani si andrà a Parigi.

Domenica 21 giugno

I tormentoni. Finora sembra che non ce ne siano stati. Ebbene, non è così. Il vero leitmotiv di questo viaggio lo abbiamo mutuato da un programma di MTV, “I soliti idioti”, e portato alle più estreme conseguenze. In particolare lo sketch che ci ha accompagnati è quello che riguarda i consigli di vita di un vecchio padre al proprio figlio. Qui sotto una delle scene più salienti.

 

Il “Dai cazzo!” che si sente pronunciare più volte dal padre è diventato una sorta di mantra che ha raggiunto il suo culmine a Parigi, ma anche per questo racconto ci vuole un po' di pazienza.

Partiamo da Dijon molto presto la domenica mattina (vabbé, un molto presto da artisti...). Sempre il solito saggio Andy propone l'orario della sveglia e gli altri assecondano con un cenno del capo (questo è uno dei segreti per andare sempre d'accordo nei gruppi). Partendo molto presto da Dijon, arriviamo molto presto a Parigi, dopo un viaggio costellato di lunghe pause seguite da svariati “Dai cazzo!”. Miracolosamente troviamo un parcheggio gratuito a due passi dall'albergo, un vero albergo parigino che ti fa venire voglia di avere un basco in testa e una baguette sotto l'ascella. Espletiamo le pratiche e usciamo per farci un giro, mangiare e tornare a schiacciare un pisolino prima del concerto. La città è già in fermento per la festa della musica. Ai Jardins du Luxembourg ci sono già un sacco di formazioni che intrattengono il pubblico con i generi più disparati. L'atmosfera è magnifica. Ci facciamo un hamburger con le patatine prima di trasformare carboidrati, grassi e proteine in abbiocco. Dopo circa tre ore raggiungiamo il Centre Culturel Italien dove suoneremo. Anche qui ritroviamo vecchi amici. Conosciamo anche i Télamuré , ottimi musicisti che, dopo il loro coinvolgente concerto, si fermano a raccontarci quale sia la situazione lavorativa in ambito musicale francese. Molto interessante. Prima di noi canta una corale di sciure francesi dedite allo studio della lingua italiana. Un'ora e mezza di canzoni di ogni tipo del nostro repertorio patrio e tanta energia pescata chissà dove. Brave! Saliamo sul palco. Il pubblico è già caldo. Soprattutto un tizio che animerà la platea per tutto il concerto. Una specie di Sloth (o uomo pesce) molto, molto, molto su di giri. Lo siamo anche noi. Sarà il fatto che dopo qualche minuto dall'inizio del concerto abbiamo già finito i nostri cd in vendita. E' la prima volta che ci capita di non riuscire a soddisfare le esigenze d'acquisto del pubblico. Proviamo comunque a regalare uno spettacolo che resti incollato almeno alla memoria di chi ci ascolta. E ci riusciamo anche con qualche gaffe.

Momenti salienti:

  • Sloth che si improvvisa concorrente di “Giochi senza frontiere” e parte al nostro grido di “Trois, deux, un...fffffff!!!”

  • La madre di tutte le figure di merda in francese: ci si inventa una specie di gioco a premi in cui il pubblico deve indovinare una canzone molto riarrangiata. Una sorta di “Sarrabanda” live senza l'Uomo Gatto. Chi vince si porta a casa delle nostre spillette. Max, si lancia nell'uso ripetuto della parola inglese che sta per esse: PINS. Una ragazza molto attenta si aggiudica le PINS dopo pochissimi secondi dall'inizio della canzone, nel fermento imbarazzato generale. PINS di qua, PINS di là, solo dopo una ripetizione che si avvicina di molto alle quindici volte, finalmente qualcuno riesce a far capire che in francese la parola PIN ha un significato molto preciso. Insomma, con la sua migliore delle pronunce, Max ha appena urlato a centinaia di persone che la ragazza vincitrice s'é aggiudicata “les nos pins”: i nostri cazzi!!!

  • questo ci rimanda al coronamento del tormentone. Dopo una gaffe simile, pronunciare in pubblico ciò che per lunghi tratti di autostrada è stata l'unica frase di argomento non musicale può quasi passare inosservata. Così, ad una pausa di “Playstation” Max si gira repentinamente verso Cico, pronto con la tromba in bocca per attaccare il ritornello, e gli urla: “Dai cazzo!!!”. Ilarità generale e grosse difficoltà da parte nostra a riprendere a suonare con un minimo di senso. Da sottolineare il colore assunto da Cico nel frangente: il campo centrale dei Roland Garros non ha un colore così acceso.

Scendiamo dal palco frastornati dopo aver chiuso il concerto con “Angolo custode”. Un'emozione grandissima che ci lascia addosso una voglia di tornare al più presto a suonare in questa città. La festa della musica non è finita. Portiamo gli strumenti in albergo, ci beviamo qualche birra con quelli del Centre Culturel e raggiungiamo la Tour Eiffel, non prima di esserci fatti il Kèbab (da notare l'accento) più “berlinese” della città (sì, questa frase è molto in codice, ce ne rendiamo conto). Arriviamo alla torre che è molto tardi, ma non abbastanza per perderci lo spettacolo delle strobo che si animano sui tralicci d'acciaio. Tentiamo una cinquantina di autoscatti, ma il risultato è pessimo.


Decidiamo di tornare verso l'albergo con la RER. Dopo un viaggio un po' complicato, sbuchiamo finalmente nel quartiere latino. Serata finita, direte voi, tutti a casa, tanto per citarci. Niente affatto! Dopo aver tentato di prendere da bere in una paio di locali in chiusura, riusciamo a trattare per un whisky a pochi metri dal Pantheon, ma anche lì ci buttano fuori alla fine dell'ultima goccia di malto nel bicchiere. Ci dirigiamo verso l'albergo. D'un tratto scorgiamo un pub inglese che ha l'aria di tenere aperto ancora a lungo. Dentro suonano e ci sediamo negli unici posti disponibili, alla fine del bancone. Una barista molto carina si prende cura di noi. Ricambiamo la sua attenzione ordinando altri bicchieri di whisky e, come è ovvio, lo spettro del tormentone si materializza al nostro fianco. Sempre dallo stesso sketch dei “Soliti idioti” rubiamo l'appellativo con cui, da ora e per sempre, chiameremo quella barista: Meravigliò!!! Dopo altre ordinazioni alcoliche e dopo aver pescato nella borsa di Stefano un nostro cd sopravvissuto e prontamente donato a Meravigliò, torniamo in albergo con quella sensazione da “estate sta finendo”.

Ci addormentiamo di botto. Come bambini. La sveglia suonerà tra poche ore. Domani viaggeremo verso casa e avremo modo di parlare del nostro futuro, delle molte nuove idee che ci sono venute, del funky e del groove, della fiducia e della stima. Grazie a tutte le persone che abbiamo conosciuto e a quelle che già conoscevamo e ci hanno accolto facendoci stare bene. Grazie a te, Francia...

DAI CAZZO!!!

 

Mini Tour de force a Dijon- 25.03.09


Mercoledì 18 marzo

Si parte mercoledì notte perché in settimana si è scoperto che è stata aggiunta una data per il pranzo successivo. Il navigatore, con voce suadente, dice che la meta sarà Dijon. Le cose filano lisce fino al traforo del Monte Bianco. Qui ci troviamo improvvisamente incolonnati pronti per entrare. Non una colonna vera e propria. Cinque, sei macchine ed espressioni di panico nelle facce di tutti. Max consulta il web e scopre che secondo una notizia dell’Ansa il tunnel dovrebbe essere chiuso per tre ore. Ansia. Poi però si accorge che la notizia è riferita al giorno prima. Andy scende e conferisce con un automobilista tedesco. Torna con la buona notizia: il traforo è momentaneamente chiuso per un trasporto eccezionale. Dopo una quarantina di minuti, infatti, si vedono sbucare da sotto le rocce innevate due yacht appoggiati su due tir minuscoli e affaticati. Si riparte. Tormentoni del viaggio notturno, in un’autostrada francese deserta, sono: Patty Valsecchi (prima o poi ti spiegheremo perché, Patty!), Feisbus (proprio così, ma in origine era Facebook) e la pratica del “confezionamento”. Soprattutto quest’ultima impegna duramente la nostra capacità dialettica. In base a tale pratica, tutto ciò che è un oggetto creato dall’ingegno o dalla manualità (anche meccanizzata) è confezionabile. Ok, un esempio. Se sei al ristorante puoi chiedere che ti venga confezionato un piatto di pasta. Sei dal parrucchiere? Chiedi se ti confeziona un appropriato tagli di capelli. Insomma, oltre seicento chilometri per elaborare una teoria così stupida. Il merito, o la colpa, è forse da ricercarsi nella liquirizia, che si è scoperta essere una droga per i cinemavolta (e per Cico in particolare).
Poi, ad un tratto, si arriva a Dijon. Raggiungiamo l’appartamento in cui resteremo per i prossimi quattro giorni. Ad aspettarci c’è Annemarie, una graziosissima francese di età indefinita (potrebbe averne quarantacinque portati male o settantacinque portati benissimo). Lei si aspetta che dalla macchina scendano tre musici, ma alla scoperta della presenza del quarto (Andy, lo sottolineo) inscena una specie di danza “dell’imbarazzo voodoo” con la quale ci fa capire che i letti sono solo tre e che la colazione sarà per tre, ecc. Dopo il primo sconforto, capisce che il problema è risolvibile: Max e Stefano condivideranno un matrimoniale, lasciando Cico e Andy in letti singoli, e a colazione verranno razionati caffè e croissant (non abbiamo fatto parola della teoria del confezionamento: troppo tardi per una scoperta così epocale). Si prova a dormire, ma è difficile per la grande quantità di liquirizia immessa nell’organismo.

Giovedì 19 marzo

Sveglia alle nove. Brodaglia chiamata caffè, grandi quantità di burro sul pane, croissant che, miracolosamente, nella notte hanno raggiunto il numero di quattro. Poi Annemarie ci accompagna al primo locale in cui suoneremo, Le Verdi. E’ un ristorante vagamente italiano, anche se il proprietario si è scoperto poi essere di nazionalità spagnola. Scarichiamo e verifichiamo il primo inconveniente di una mancata standardizzazione europea: le spine della corrente sono diverse dalle nostre. Dopo lunghissimi tentativi di farci spiegare dove possa essere una ferramenta o un posto in cui comprare delle riduzioni, ci affidiamo alla soluzione definitiva: confezionare una presa di corrente alla francese. E ci si riesce! La riduzione, che è conservata ora in una teca di vetro presso l’abitazione di Andy, ci salverà in tutte le successive situazioni.
Il concerto è come il francese di Max. Entrambi nel corso dei giorni guadagneranno fluidità. L’esordio è un po’ teso, ma otteniamo comunque sorrisi d’approvazione da parte di un esercito vociante di studenti e impiegati in pausa pranzo. Ci raggiunge Vincenzo Cirillo, l’organizzatore del festival italiano a Dijon conosciuto in occasione di un altro festival, quello di Cascina in provincia di Pisa. Baci e abracci. Si mangia. Noi optiamo tutti per la pizza, tranne il saggio Andy che si fa confezionare (capito, no?) un’insalata. La pizza è una lontana parente della nostra e impiega, al posto della mozzarella, una specie di emmenthal bruciacchiato che porta lo stomaco a turni di lavoro estremi.
Finito di mangiare è già ora di partire per il posto del concerto della sera. Salutiamo ed educhiamo il navigatore alla nostra nuova destinazione: Semur en Auxois. Sono una settantina di chilometri, ma vogliamo evitare l’autostrada. Ci ritroviamo ad allungare di molto il percorso perdendoci nella strepitosa campagna della Borgogna. Il viaggio sembra eterno, ma la colpa è ancora dell’emmenthal transalpino che si aggrappa alle pareti epatiche al grido di “Vive la France”. Raggiungiamo Semur e al primo colpo non troviamo il locale. Per farlo dobbiamo circumnavigare il paesino e attraccare nei pressi di una viuzza in salita. Perché questi termini marinareschi? Perché il Carpe Diem, il locale, sembra una bettola dei pirati. E’ stupendo ed ha nel suo bagno con le porte da saloon (sì, non c’entra molto con i pirati) uno dei suoi punti di interesse. Almeno per noi…

Brevissimo sound check e ci chiudiamo nell’auto sotto gli occhi stupiti degli avventori. Il motivo è semplice: su Virgin Radio France sta passando un nostro pezzo, “Mister Costello” e siamo stati avvertiti della cosa da Vincenzo Cirillo. Ma non è tempo per la gloria. Entriamo nel locale e spariamo la nostra musica.
Due parole sul pubblico francese. Sembra sempre poco interessato, ma resta. Beve tanto. Finiti i pezzi applaude. Poi all’improvviso esplode e ti fa sentire come un Paolo Conte all’Olympia. Anche quella sera è andata così. Nel pubblico anche due londinesi lì per una vacanza d’amore. Non smettono di baciarsi per tutto il concerto e alla fine ci comprano due copie del cd (amanti? Perché non una sola copia? Non abitano assieme? Temono che la storia finisca presto? Mah…). Finito di suonare ceniamo con una portentosa bistecca accompagnata da ettolitri di senape (questa zona è famosa sia per la carne che, soprattutto, per la senape). Dopo aver smontato restiamo ancora qualche ora a parlare con il gestore del locale che ci offre il Sacro Graal dei distillati: la Mère (o forse, dato il locale, la Mer). Nei giorni successivi lo richiederemo in tutti i locali, ma riceveremo sempre e solo sguardi interrogativi.


Torniamo a Dijon, ma stavolta con l’autostrada, e in pochissimo tempo siamo al teatro dove gli altri artisti italiani ci aspettano per fare conoscenza. Ad aspettarci, tra gli altri, ci sono Giulia Ananìa (che da qui in avanti per noi sarà sempre Gnagna), Max Trani (il chitarrista che suona con Gnagna) e la sua ragazza. Beviamo ancora qualcosa cercando di dimenticare che il nostro palato ha da poco perso il caldo sapore della Mère e torniamo all’appartamento.
Finita qui, direte voi. E invece no! All’uscita del teatro Stefano e Andy si accorgono che la nostra auto ha una gomma buca. Ma non lo dicono subito. Solo le insistenze di Cico e Max spingono i due a rivelare la triste verità: bisogna cambiare la gomma. Immaginate una macchina carica di strumenti. Immaginate altresì quattro persone, che hanno in corpo ettolitri di birra e qualche goccia di Mère, ronzare attorno ad un’automobile alle due di notte con manuali, cric e chiavi inglesi. Vi basta? Direi che non c’è altro da aggiungere. Solo che il risultato è stato buono e che la gomma nuova ci ha riportati a casa.

Venerdì 20 marzo

Sveglia al solito orario. Caffè - stavolta confezionato da Andy cooptato da Annemarie per non avere responsabilità sul risultato - burro, pane, marmellata, croissant. Usciamo alla volta dell’Olio e Farina, altro ristorante italiano in cui faremo una breve session. E’ in pieno centro e fa un freddo polare. Noi, ovviamente, abbiamo portato solo roba primaverile, e sembriamo degli scappati di casa con tutti gli indumenti indossati uno sopra l’altro. Raggiungiamo il ristorante, montiamo gli strumenti e facciamo il sound check. E’ mezzogiorno scarso e ci sediamo a pranzare prima dello spettacolo (la colazione è stata fatta solo un paio di ore prima…). Si mangia molto bene. Anche troppo bene, considerando che per i primi tre pezzi del concerto Cico e Max devono fare molta fatica a non ruttare fragorosamente nella tromba e nel microfono. A parte i problemi digestivi, il concerto va molto bene e la cosa spinge la proprietaria del locale, ad una serie di complimenti plateali sulla voce e sugli occhi blu di un imbarazzatissimo Max che si costringe a cantare ad occhi chiusi gran parte delle canzoni. La più divertita sembra essere Annemarie che, per l’occasione, si finge addirittura nostra tour manager.
Finito il concerto veniamo subito ripagati con una gran fetta di torta che ci viene recapitata al tavolo da una cameriera romana che si trova a Dijon per studio (è sua la richiesta tra gli applausi alla fine del concerto: “me fate un pezzo de Ligabbue?!?!”).
Prima di raggiungere il Theatre e Bistrot de la scene per il sound check, facciamo un giro per Dijon. La temperatura si è lievemente alzata e riusciamo a toglierci di dosso qualche strato. Annemarie smette le vesti della tour manager e indossa quelle della guida turistica. Dijon è davvero una gran bella cittadina e merita di essere vista (occhio però: la sua urbanistica circolare tende a non far prendere punti di riferimento ed è facile trovarsi a girare come trottole attorno all’indirizzo al quale si deve andare).
Dopo il sound check ce ne torniamo all’appartamento per riposare un po’. Ma non riusciamo a staccarci di dosso una nuova ossessione che da ora in poi chiameremo il “lianismo”. Secondo questo innovativo sistema di nomenclatura, i cinemavolta cambiano il proprio nome di battesimo con l’aggiunta di “liano”. I nuovi nomi sono dunque: Stefaniliano (“ma puoi chiamarmi Stefano”), Franceschiliano (“ma puoi chiamarmi Francesco”), Andreiliano (“ma puoi chiamarmi Andrea”) e Massimilianiliano (“ma puoi chiamarmi Massimiliano”). Semplice, no? Per un paio d’ore questo diventa l’argomento principale facendoci dimenticare, almeno per un po’, Patty Valsecchi (o Pattiliana Valsecchi, secondo il lianismo).
Poi finalmente arriva l’ora del concerto, ma non prima di aver ingurgitato dell’altro cibo (il dubbio che ci stiano ingrassando per poi macellarci, ci sfiora). Stavolta è un ristorante francese e si sente. Il piatto forte è gallina, verdura e riso affogati nel fango (definizione di Cico). Mangiamo poco. Andiamo in teatro. Prima di noi suonano Gnagna e Max Trani. Un bel concerto, con belle canzoni che subito ci fanno sentire un po’ di più a casa. Il pubblico francese gradisce. Poi tocca a noi.
I pezzi scorrono bene così come il francese di Max (Massimilianiliano, ma puoi chiamarlo Massimiliano o anche Max). La sala si scalda pure per il cabaret che viene inscenato sul palco (i progressi nella lingua sono tali che Max riesce a fare battute tradotte dal dialetto bresciano).

Scesi dal palco veniamo circondati da un sacco di persone che ci riempiono di complimenti. Davvero una bella sensazione. Ci rilassiamo bevendo un po’ e ascoltando le jam session di altri musicisti accorsi al teatro (memorabile quella di Max Trani e del contrabbassista scat Silvio Angiolucci).
Torniamo all’appartamento in Rue du Midi (la via del MIDI, come sottolineato da Andy che, come il suo Mac, non si spegne mai). E’ tardi, ma non ci si riesce a decidere di andare a dormire. Perché non vedersi un film? O un documentario? Detto fatto: sul computer parte la visione del film “Standing in the Shadow” sulla Motown. Bello. Non lo finiamo. Buonanotte.

Sabato 21 marzo

Oggi non suoneremo a pranzo, ma il buon Vincenzo ci ha organizzato un set a Les Halles di Dijon. In pratica il mercato. Però disegnato da Eiffel (sì, lui, quello della torre). Arriviamo verso le undici e cominciamo subito a suonare. Si forma un capannello che richiama l’attenzione di un armonicista biascicante che si unisce ai cinemavolta. Concerto strepitoso. Il pubblico partecipa e non si lamenta. E non si lamenta nemmeno il proprietario del banco della frutta e verdura presso il quale suoniamo.

Felici raggiungiamo Le Verdi per il pranzo. Ad aspettarci ci sono già Gnagna, Max Trani e compagna. Ci sediamo e la tavolata si immola in una pedantissima conversazione sull’arte che presto ci offre occasioni di cabaret (insomma, siamo fatti così ed è arte pure il cabaret). Il pranzo è faraonico e ci occorre un po’ di tempo per smaltirlo. Raggiungiamo rue du Midi e proviamo a riposarci. Ovviamente non ci riusciamo. Restiamo un paio d’ore a parlare di cose dimenticabili mentre il povero Andy cerca di placare il mal di testa che lo ha raggiungo dopo le infinite libagioni. Poi si parte alla volta di Beaune, dove si dovrà tenere l’ultimo concerto.
Il posto si chiama L’amarone ed è nella zona di tutti i ristoranti etnici fuori dal centro della piccola cittadina borgognona. Entriamo nel locale e veniamo investiti da una calorosissima accoglienza. Tutti parlano italiano, o ci provano. Tutti hanno il sorriso sulle labbra. Il pizzaiolo albanese dice di aver vissuto in Italia per molto tempo (e a giudicare dalla pizza che fa, gli si deve proprio credere). Dopo il sound check ci sediamo per la cena (saranno sì e no le sette) e facciamo conoscenza con il proprietario del locale, Alberto (ecco, immaginate Jean Alesi). Una persona incredibile che ci racconta cosa fa per tenere viva l’attenzione dei clienti francesi per il suo ristorante. Viaggi, incontri di degustazione dei vini, feste a tema. E il suo sistema funziona. Durante le due ore e mezzo (!) del nostro concerto, ai tavoli del locale si siedono oltre duecento persone. Sebbene ci accorgiamo di esser apprezzati dal calore crescente degli applausi, sappiamo che tutte quelle persone sono lì perché si mangia davvero bene. Chiudendo gli occhi con una forchettata di spaghetti, giureresti di essere in riva a qualche nostro mare. Finiamo il concerto e ce ne andiamo completamente ubriachi e ubriacati dalle parole di Alberto. Gli promettiamo che ripasseremo presto dal suo ristorante. Nel cuore ci resta il calore dei camerieri, dei pizzaioli e dei cassieri (ehm…soprattutto della cassiera più silenziosa e affascinante di Francia).
Prendiamo l’autostrada, torniamo al teatro a Dijon dove, dopo lo spettacolo, tutti gli artisti sono a festeggiare la fine del festival. Abbiamo tutti un po’ di magone. Vincenzo Cirillo sembra un Cristo toscano attorniato dagli apostoli. Beviamo ancora qualcosa. Poi baciamo e abbracciamo tutti e ce ne torniamo all’appartamento di rue du Midi. Stanchi e felici.

A Vincenzo, Monique, Emile ("che sta incazzato"), Annemarie, gli altri loro amici di cui non ricordiamo il nome, i fonici del teatro, gli attori dello spettacolo, il pittore in scena con noi, Gnagna, Max Trani e la sua ragazza (altra dimostrazione della nostra memoria labile), Dente (non il cantante, ma il gestore), Elena, Alberto, lo spagnolo del Verdi, Fuori dal tempio, Anto e i cugini, il trio Burma, il cantante dei Les Anarchistes, l’armonicista biascicante, Patty Valsecchi:
GRAZIE!

Ah, chi sono io?
Beh, io sono il Senape!

Memorabilia from Youtube - 02.04.08

Quanti ricordi... Dal cine-freezer abbiamo tirato fuori un po' di filmati che avevamo dimenticato. Buona visione!

Ecco un'intervista (in due parti) a Rock Tv per la Rocktvnight al Flog di Firenze del 2006.

Poi la nostra fugace apparizione al Tg2 di qualche anno fa in un servizio dedicato al Mei di Faenza (da notare il contrasto climatico tra Hot-Max e Davide "the cooler", chitarrista che ai tempi ci accompagnava dal vivo)

Infine un'intervista per Brescia Punto Tv in occasione dell'uscita del nostro primo disco (fissare troppo la sedia di Andrea può provocare nausea, noi vi abbiamo avvisati...)

 

 

Latteria artigianale Molloy- 12.02.08

Il nostro tour bresciano "galattico" (dal greco Galatos, dai!!!), continua alla Latteria Molloy. Il locale è uno dei più interessanti della scena bresciana. Uno di quei posti frequentati da tanti musicisti, dove nascono le collaborazioni e dove le serate finiscono nella nebbia dei discorsi sui massimi sistemi che puzzano di whisky. Proprio in questo locale abbiamo conosciuto Cico, un preparatissimo trombettista con un’idea di musica che coincide con la nostra. Sul palco, dopo un paio di prove, viene anche lui.

Ci accompagna per quasi tutti i brani del disco e regala ai pezzi un colore nuovo. Per tutto il concerto siamo felici di sentire finalmente un altro suono assieme ai nostri tre strumenti.

La serata si conclude, dopo i saluti a persone che non vedevamo da tanto tempo e ad altre conosciute tramite myspace, con una colossale bevuta in compagnia di Marco, un vecchio amico. Un altro musicista che suonerà la prossima settimana alla Latteria. Passate a trovarlo: oltre ad essere bravo sarà accompagnato da Cico: è impossibile resistere alla tentazione di suonare con lui una volta visto sul palco! E forse è anche merito di quelli della Latteria, che hanno creato un posto per la musica, senza lustrini e ballerine. Amen.

 

Latte+ - 10.01.08

Finalmente si torna a Brescia su un palco importante. Siamo contenti perchè quelli del Latte+ sono amici che non vediamo da tanto tempo e sappiamo che durante la serata potremo finalmente rivedere le amate "banane". Lo show è piuttosto energico e vola via fin troppo veloce. Eccone un piccolo assaggio da Youtube:

 

Queste riprese sono di Joao (che oltre ad essere nostro amico è un mito vero!). Durante la serata riusciamo anche finalmente a conoscere Alberto, splendida persona incrociata grazie al basket e a un bel po' di mail. Alberto ci riempie di fotografie. Eccoli tutti e due in azione.

La foto è di Silvia, che passa la serata a riempire il locale con i lampi del suo flash!

 

Sestriere - 27.12.07

Concerto pomeridiano il giorno dell'antivigilia di Natale. Sestriere non è molto affollata. Passiamo tutto il tempo a guardarci in giro sulle piste da sci in attesa che da un momento all'altro scendano Boldi e De Sica, come nella migliore tradizione cinematografica natalizia. Grazie a dio non succede. Il concerto è in una costruzione bellissima. Suoniamo praticamente in una mansarda.

Abbiamo anche un po' di tempo per rilassarci (stordendoci con il punch al mandarino) giocando al mercante in fiera..

...e un po' di tempo per qualche foto ricordo (da Marte?)

 

Day Bar - 20.11.07

Back home! Era dal 2005 che non tornavamo a suonare al Day Bar. E' il posto in cui, quando siamo a Montichiari, andiamo per piccole riunioni che poi si trasformano in epocali aperitivi. In occasione di questo concerto ritroviamo un po' di amici che non vedevamo da tempo e un piccolo nucleo di "banane", sempre affettuose e sempre importanti (le foto qui sotto sono di Silviuz!).

Quello che (forse) sta ballando in questa foto è proprio Andrea, passato a trovarci in una pausa della sua ormai lanciatissima carriera "classica".

Bella serata. Proprio un piacere tornare al Day Bar dopo tanto tempo. Grazie Pier (e grazie alla cameriere)!

 

La presa di Roma - 18.11.07

Siamo felici di lasciarci per un po' la Lombardia alle spalle. Certo, abbiamo fatto una presentazione a Genova, una a Verona ed una a Torino, ma lasciarsi alle spalle le Alpi e affrontare gli Appenni tra Bologna e Firenze ci fa sempre capire che siamo musicisti un po' più veri. Vabbè, ognuno ha le sue perversioni. Il viaggio scorre tranquillo e senza intoppi. Ci si ferma per un ricco pasto dalle parti di Firenze (purtroppo ci perdiamo il solito autogrill di Aglio ovest che ha panini speciali che anche solo a nominarli fanno lacrimare di gioia il nostro fonico Giorgio). Arrivati a Roma cerchiamo l'albergo che ci accoglierà per i tre giorni di permanenza nella capitale. Probabilmente il nostro navigatore ha velleità da guida turistica e ci fa subito passare dalle parti di una famosa vecchia costruzione.

Poi finalmente si arriva in albergo. Una meravigliosa palazzina tutta per noi gestita da un russo rubizzo e un po' sovrappeso che fa un uso della lingua italiana tutto personale (con un accento per metà russo e per l'altra romanesco...). Una doccia e siamo pronti per la nostra conquista di Roma:

Dopo la presentazione in libreria il nostro ufficio stampa riesce a piazzarci un'intervista a Radio Città Futura, emittente molto famosa nella capitale. Siamo ospiti della trasmissione Buffalo Bill e lo speaker, Jonathan Giustini, è molto simpatico e incuriosito dal nostro cidilibro.

Finita l'intervista schizziamo al Lian Club in San Lorenzo. Un giro rapido di conoscenze, un sound check rapidissimo e siamo pronti. Ci accomodiamo con un whisky (siamo tutti a stomaco vuoto!) e iniziamo a presentarci a persone che prima conoscevamo solo per via telematica. Troviamo anche un'amica che non vedevamo da tantissimo tempo. La sintonia con tutti è da subito calorosa.

Il locale è davvero carino e il palco è accogliente, con delle meravigliose sedie Luigi XIV

Siamo particolarmente ispirati e il concerto ci regala un sacco di soddisfazioni. Anche Antonello, fonico del locale, si lascia andare ad una serie di sperimentazioni che ci regalano un po' di psichedelia che non immaginavamo di trovare in un set che si cedeva fosse acustico (!). Finiamo la serata proprio con Antonello (che nella foto ha una splendida maglietta dei cinemavolta) e ci promettiamo di vederci presto da quelle parti.

La mattina dopo ci alziamo con intenzioni turistiche che assecondiamo.

L'incontro più surreale è quello con un centurione al Colosseo.
Lui: - Ahò! 'ndo stanno gli artri quattro?
Noi: - Scusi?
Lui: - Gli artri quattro nani!
Scoppiamo a ridere e facciamo il gesto internazionale della “L” che ricorda le doti nascoste degli uomini più piccoli. Lui apprezza con una battuta su Biancaneve. La giornata soleggiata si trasforma in una serata piovosa. Raggiungiamo il Papyrus Cafè. E' un misto tra una enoteca ed una libreria. Ci accolgono Mohamed e Calogero. Sistemiamo i nostri strumenti e ci riposiamo con un buon bicchiere di vino rosso.

La pioggia purtroppo tiene lontane le folle che ci aspettavamo, ma le persone che ci sono si dimostrano attentissime e ci sommergono di domande sul libro e sul disco. La serata finisce con una cena spettacolare in compagnia di Calogero, persona davvero splendida.

Al momento dei saluti ci spiace tanto di dover lasciare quel posto e, il giorno dopo, Roma. Ma torneremo presto. Promesso!

 

Fnac Genova - 13.11.07

Torniamo sempre volentieri in questa città. Sarà perchè c'è il mare o perchè ci sono amici che non sempre riusciamo a vedere. Mah... Comunque anche stavolta ci si diverte sul palco (con un po' di cine-cabaret). Un esempio? Guardate le due rockstar qua sotto durante la presentazione:

Poi si finisce come al solito nei vicoli a mangiare e bere ascoltando i gossip piccanti di una nostra informatrice che ci illumina sui vizi di certi vip (sì, tremate!!!!)

 

Smetti di essere felice (il promotour) - 07.11.07

Stiamo girando in lungo e in largo la penisola per portare il verbo dei cinemavolta (sì, in questa frase ci sono almeno due esagerazioni: siate clementi). Cercheremo di inserire racconti più dettagliati, soprattutto dopo la tre giorni romana che ci aspetta la prossima settimana. Intanto inseriamo un po' di foto fatte in occasione della presentazione milanese del cidilibro alla Fnac (con i due ex giocatori di basket che hanno firmato le prefazioni al libro) e della festa al Goganga (con Nikki) in cui abbiamo proiettato in anteprima anche il nuovo video.

Djordjevic, Pessina, Jevtovic e...Tozzi

Da notare qui sotto il pubblico molto Rock 'n Roll (non ve lo ha ancora detto nessuno che quest'anno è molto cool il capello grigio?)

 

Nikki!

 

Smetti di essere felice (il video) - 02.10.07

Domenica abbiamo girato a Milano un altro video. Questo è decisamente più serio e "tradizionale". La regia è sempre di Angelo Camba e vede la partecipazione di personaggi molto noti del piccolo schermo. Per ora è tutto. Intanto ecco qualche foto rubata sul set (grazie Mimma!)

 

Fuori di qui!- 01.08.07

Dopo due anni di onorato servizio - svariate centinaia di giornate di prove, ore e ore di registrazioni, un servizio fotografico e un video - abbiamo dovuto abbandonare la nostra sala prove.

Ecco come si presenta adesso:

E siccome è ora di pensare al nuovo disco, abbiamo abbandonato, con il cuore inzuppato di tristezza, il nostro divano rosso. Ci mancherà.

 

L'esercito delle commesse - il video - 25.06.07

"L'esercito delle commesse" sarà il primo singolo di "Smetti di essere felice". Ieri ne abbiamo girato il video, a pochi chilomentri dal lago di Garda, con la regia di Angelo Camba e Maria Luisa Crisponi. E' stata l'occasione per assistere alla trasformazione delle "Banane" in commesse.

A parte qualche intoppo iniziale, tutto è filato liscio e la "troupe" ha magistralmente ovviato ad alcune mancanze fondamentali (tipo il potagonista, che ha deciso bene di non presentarsi all'ultimo momento). Eccola in azione, affiancata da colui che ha sacrificato orecchie e neuroni occupandosi del playback del brano che per oltre un centinaio di volte è uscito dalle casse dell'impianto.

Il video è stato girato nei dintorni del nostro capannone-studio-sala prove-discarica ...

... e un po' al suo interno. Sia fuori che dentro la temperatura ha raggiunto calori prossimi a quelli della crosta solare.

Ora non staremo a riassumere la trama del video, ma la presenza delle commesse alle spalle di Matteo è abbastanza eloquente.

Come eloquenti sono le escoriazioni sulla sua schiena a fine giornata.

 

Tropical PUSA - 21.06.07

Ed è arrivato anche il momento del nostro ospite. La sera scorsa è venuto a trovarci Nikki. Ascoltando spesso Tropical Pizza, il suo programma pomeridiano su Radio Deejay, ci è venuta voglia di fargli cantare "Peaches" dei PUSA, l'unica cover che sarà inserita nel nostro prossimo sudatissimo progetto. Lui, dimostrando una disponibilità e una serietà quasi commuoventi, ha accettato. Il risultato è incredibile. La voce di Nikki sembra fatta apposta per la nostra versione post-grunge-soulwax del capolavoro dei Presidenti.

Alla fine delle registrazioni si è divertito un po' con qualche chitarra di Max, quasi innamorandosi della Washburn N2 Bettencourt. La prossima volta sarà bene chiamarlo anche per qualche partecipazione con la sei corde. Grazie veramente di cuore, Nikki. Cinque alto e abbraccio.

Insetti mutanti della pianura padana - 12.06.07

Ormai il disco è finito (manca solo il magico apporto di un ospite, ma lo sveleremo presto). Nel frattempo sudiamo nella nostra sala prove, sperando che le "api della Michelin" ci lascino in pace. Date un'occhiata alla mano di Stefano:

Voci - fine aprile '07

Finalmente possiamo usare i microfoni della mitica valigetta di Giorgio (che è un po' come quella degli effetti di Peter Frampton).

Dopo qualche aggiustamento siamo pronti per le registrazioni della voce. I brani sono undici (dieci nostri e una cover che forse avrà un ospite d'eccezione). Nel frattempo ultimiamo anche le voci del brano per i Wu MIng. Ecco un piccolo filmato della performance (un po' gridata... ma solo un po' ...).

L'estate anticipata ci stimola e in pochi giorni riusciamo a chiudere le registrazioni. Tra poco si comincia il mix dei brani. Nel frattempo ci arrivano delle buone notizie che riguardano "Smetti di essere felice" e che, per scaramanzia, ancora non osiamo comunicare. Non vediamo l'ora di vedere questo figliolo camminare con le sue gambe.

Intermezzo Wu Ming - 12 & 13-04-07

Da Casasonica ci chiamano per una sonorizzazione del nuovo romanzo dei Wu Ming: "Manituana".

In un paio di giorni nasce una canzone che ci piace molto. Si intitola "Dalla parte sbagliata" e uscirà, se abbiamo capito bene, in una compilation di Casasonica per il Salone del libro di Torino. Appena avremo dettagli in più li forniremo. Ora è tempo di passare alla registrazione delle voci di "Smetti di essere felice".

 

It's Guitar Time! - Prima, durante e un po' dopo Pasqua

 

Max può sfoggiare chitarre (e magliette) di varie forme e colori per registrare le undici tracce di "Smetti di essere felice".

Finalmente è l'occasione buona per impiegare anche la chitarra venduta da Marilyn Manson dopo un suo concerto a Milano (è vero!!!): una telecaster G&L (molto glitter). Numero 8, come Danilo Gallinari.

Tutto fila liscio finchè Max non decide, accompagnato dalla fiera Paolucci, di andare al campetto per trovare qualcuno da sfidare. Dopo un minuto (sic!) di gioco il più classico degli infortuni cestistici lo costringe alla panchina. Tanto ghiaccio, fasciatura stretta e litri di Fastum Gel

Nei giorni successivi Max appronta un sistema complesso di cuscini e sgabelli con cui riesce a portare a termine le registrazioni nei tempi giusti. Adesso è il turno delle corde vocali.

 

Giorno 5 & 6 - 26.03.07

Sistemate un po' di faccende della parte letteraria di "Smetti di essere felice (a comando)" iniziamo a registrare il basso. Per l'occasione si cambia location e si va a Milano, in un piccolo studio, per immortalare i suoni profondi di Stefano.

A parte la visione di qualche divagazione cinematografica (della settimana precedente), il lavoro procede senza intoppi. In un paio di giorni le linee di basso sono pronte. Per l'occasione ci si avvale della presenza di due produttori amici, per statura e passioni, di Max. Eccoli durante una delle sessioni di registrazione.

I due forniscono ottimi consigli su come dare colore e profondità ai brani. E' un po' la sagra del basso distorto. Si deciderà poi in sede di mix se tenere sempre l'ombra dei NIN su ogni pezzo. O dei bassi in stereo di Billy Sheehan. La prossima settimana tocca alle chitarre.

Giorno 4 - 18.03.07

Oggi Matteo finisce il suo turno di registrazioni. E' la volta de "L'esercito delle commesse", "Metalious", "Dovere piacere" e della cover riarrangiatissima di "Peaches" dei PUSA.

Si prova anche a collegare un televisore, per vedere qualcosa durante i backup, costruendo un'antenna artigianale di oltre quattro metri. Riusciamo a distinguere il logo di raidue, raitre e la sette. Ci accontentiamo.

Le registrazioni procedono senza intoppi mentre Stefano trova il tempo per qualche sua performance. Max ha una illuminazione mistica che lo porta ad immedesimarsi con Ernest Hemingway.

Ve lo abbiamo detto che "Smetti di essere felice (a comando)" è anche un romanzo?

Finite le registrazioni Matteo crolla

Ma con le ultime forze rimaste improvvisiamo uno spettacolino per ombre cinesi.

E la prossima settimana tocca a Stefano!

 

Giorno 3 - 17.03.07

Si continua con le batterie oggi è la volta di "Complotto", "Primato personale", "Smetti di essere felice", "Mister Costello", "Playstation" e "Dante". La mattinata vola via tranquilla. Data la buona giornata decidiamo di comprare della carne e fare un barbecue nel retro del capannone dove stiamo registrando. Colleghiamo la griglia all'impianto elettrico, stappiamo delle malauguranti birre da discount e succede ciò che non deve mai succedere durante delle registrazioni: va via la corrente.

Iniziamo a girare come elettroni impazziti per tutto il capannone alla ricerca del quadro principale. Nessuna delle nostre operazioni sembra avere effetto. Passa un'ora in cui le ipotesi su come procedere si sviluppano come mostri. Proprio nel momento in cui abbiamo ormai deciso per l'affitto di un generatore di corrente, Matteo trova la soluzione (dove poco prima qualcuno di noi già aveva guardato...). L'entusiasmo è alle stelle. E anche l'appetito. Colleghiamo la griglia ad un'altra presa di corrente e riusciamo a cuocere la carne. Sono ormai le tre. Il sole si sta nascondendo dietro alle nuvole, ma noi restiamo fino alla fine del pranzo innaffiando il tutto con altra ottima birra. Poi si continua con le registrazioni.

E non solo...

Durante il backup troviamo anche l'occasione per qualche scatto artistico

E' ormai notte quando usciamo dal capannone. Decidiamo di andare in un locale a Moniga per un ultima birra. Per onorare il St. Patrick's Day finiamo in un pub irlandese dove incontriamo anche delle amiche. Restiamo qualche ora a parlare con loro fino a che non crolliamo dal sonno. L'indomani si finiranno le batterie ed ora è meglio tornare a riposare un po'.

 

Giorno 2 - 16.03.07

Oggi si comincia con le batterie. Matteo è molto carico. Iniziamo con "Amore/tutto". E' il brano preferito di Giorgio che lo considera "perfetto" (anche se dopo il primo ascolto dei provini ci aveva detto che gli dovevamo una cassa di Pampero. Per farsi andar giù i nostri pezzi si era dovuto ubriacare. Ecco, noi lavoriamo con gente così...). Le registrazioni procedono spedite e senza intoppi.

L'unico inconveniente è il trasferimento dei dati dall'ADAT HD24 al pc. Per evitare di dover restare intere notti a fare il backup decidiamo di spostare i file delle registrazioni ogni due o tre brani. Nei tempi morti si inventano cose come queste:

Menzione d'onore per lo pseudo succhiotto di Stefano (che ci ha anche mostrato come se l'è procurato)

 

Giorno 1 - 15.03.07

Dopo molti mesi di prove, appuntamenti, riunioni, pianificazioni finalmente si parte. Oggi è il primo giorno di "Smetti di essere felice (a comando)". Giorgio - il nostro super fonico -ci raggiunge nel nostro studio con tutto il materiale per poter cominciare a registrare. In un attimo è già notte e ci resta solo del tempo per organizzare le sessioni d'incisione dei prossimi giorni. Poco prima di spegnere la luce ci rendiamo conto che il posto in cui siamo si è trasformato nel set di un film di Kusturica. Già sappiamo che la cosa avrà effetti devastanti sulla nostra creatività.

 

09.02.07

Parte oggi il nostro nuovo diario. Sarà un diario un po' atipico in cui non inseriremo solo qualche racconto di ciò che ci capita per strada. Ci metteremo anche un po' di comunicazioni varie, un po' di anticipazioni, delle foto e qualche link per recuperare più in fretta le informazioni.

Bene, venerdì scorso abbiamo suonato a Vercelli. Ed è stato surreale. Forse più del solito. Intanto, c'era una nebbia mostruosa. Pensavamo che fosse Mantova la patria della nebbia perenne, ma ci sbagliavamo. Vercelli è molto peggio. Arrivati, guidati dal fido navigatore satellitare vinto con i punti del detersivo, abbiamo riconosciuto la città solo per la presenza di lampadari a forma di pallone lungo il ciglio della strada. Fino a lì le uniche luci viste erano: un faro retronebbia rosso accecante di un premuroso automobilista; un lampeggiante arancione sulla cabina di un camion dagli effetti lisergici (dobbiamo imparare a non ascoltare mai Aphex Twin in circostanze come quelle); la spia della riserva della benzina della nostra auto. A destinazione abbiamo raggiunto il contatto sul territorio. Gianluca Mercadante: parrucchiere di giorno e scrittore di notte. Eravamo lì per mettere in scena con lui una performance di lettura accompagnata presso un centro culturale, a quattro passi dalla stupenda sinagoga nebbiosa di Vercelli. Dal parrucchiere abbiamo approfittato per qualche scatto. Dopo esserci ricomposti abbiamo raggiunto la sede dello spettacolo e abbiamo...ehm...fatto il sound check. Stavolta molto semplice per la verità: è bastato tirare fuori chitarra e basso acustici dalle custodie. Voilà! Sì, nessun impianto e tanta acustica naturale. Con questa consapevolezza abbiamo raggiunto una pizzeria, non prima di essere passati a fare un aperitivo sontuoso in un ottimo barettino del centro. La performance è stata molto intensa ed è riuscita bene. Prevedeva la sonorizzazione di un racconto di Gianluca dal titolo "Le ragazze discount". Abbiamo colto l'occasione per inserirci un po' canzoni nuove. Suggestivo il finale in cui un Gianluca ispiratissimo si è messo a spegnere le candele sulle ultime note di "Nei limiti" lasciando il pubblico e noi al buio. La vera sorpresa della serata però sono state Vale e Cinzia. Non solo perchè sono capitate lì all'improvviso giungendo una da Torino e l'altra da Bologna. Non solo perchè a fine concerto ci hanno anche offerto da bere. Ma soprattutto perchè ci hanno aiutato a girare il secondo capitolo del Blair Witch Volta. Certo, il risultato è un po' sbilenco, ma signori, l'arte è arte! In realtà ci sarebbe anche un terzo episodio, ma girare il collo per vedere anche quello può essere pericoloso. Valuteremo se pubblicarlo nel moblog previa consultazione di questo sito. Cinebaci.

 

 

 

 

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